giovedì 1 maggio 2008

Un povero popolo

Dopo la batosta subita da partito democratico e sinistra, davvero stiamo andando incontro ad un ventennio berlusconiano.
Nell’età in cui Mussolini veniva sommariamente giustiziato, il cavaliere di Arcore rafforza invece il suo potere, sbaraglia i suoi avversari e mette alla cuccia gli alleati.
Il progetto politico del partito democratico, che pure ha avuto il coraggio di agganciarsi all’Italia dei Valori, lo ha portato a demarcarsi non solo da un vetero comunismo ormai fuori luogo, ma anche, troppo tempestivamente e ambiguamente, dall’ideologia di Sinistra.
La differenza tra il partito di Berlusconi e quello di Veltroni risiede nel fatto che il primo interpreta in modo demagogico e populista il profondo malessere degli italiani – schiacciante pressione fiscale, crisi delle industrie e dell’economia, colasso dell’ordine pubblico – mentre il secondo si sta vieppiù mostrando indifferente verso le masse popolari, nel tentativo di accattivarsi la simpatia dei ceti finanziari e clericali.
“Non si torna indietro” ha dichiarato perentoriamente Veltroni all’indomani della sconfitta, “il progetto democratico va avanti!”
Se questo progetto consiste nell’abbandonare le classi popolari, lasciandole preda della Lega Nord e del populismo berlusconiano, sarebbe la prova di una subalternità alle forze economiche e mediatiche, palesi o occulte, che manovrano dietro le quinte il teatrino politico. Come può provocare entusiasmi e consensi un partito che ha divulgato lo slogan “si può fare”, composto di una particella impersonale e un verbo fiacco e dubitativo? Il precario, il piccolo imprenditore tartassato dal fisco, la giovane coppia che non riesce a comprarsi una casa, gli strozzati dalle società di recupero crediti e dalle banche, il pensionato che davvero va avanti a pane e cicoria, l’intellettuale che vede intorno a sé una società di idioti cinici e rapaci, ci si pulisce il … càpimuce remus… con un motto simile.
In questa ultima verifica elettorale è stata dunque affossata l’idea, il sogno della “Cosa “ di Sinistra, ossia di un socialismo moderno e riformatore.
La classe dirigente di Sinistra e del Partito Democratico non si è accorta che da decenni non conduce più una vita popolare, non ha nessun rapporto con gli autentici rappresentanti del popolo, non sa più nemmeno – supposto che ci sia stato un tempo in cui l’abbia saputo – cosa sono i valori popolari. Dall’altra parte abbiamo dei rappresentanti istituzionali di sinistra, tipo Francesco Caruso, che si muovono in un terreno contiguo all’illegalità e alla retorica comunista e antindustriale, che non giova alla causa delle classi povere che dovrebbero difendere.
E’ andata a farsi fottere anche la cultura di Sinistra, che dal secondo dopoguerra e fin verso la fine del Millenovecento, è stato il motore che muoveva i sogni dei migliori intelletti e fu in osmosi con le classi subalterne.
Nell’ultimo trentennio le tre reti televisive Fininvest si sono introdotte nelle famiglie italiane di ogni specie e categoria, distruggendo per sempre ciò che rimaneva dell’immaginario popolare, frutto di una sedimentazione culturale della civiltà contadina che persisteva da millenni. Questo immaginario popolare era il substrato della cultura di sinistra. I soloni della Sinistra non se ne sono accorti, anzi non gliene fregava niente, oppure anche loro godevano della cultura-spazzatura televisiva Fininvest.
Le folle popolari sono state rimbecillite dall’americanismo trash della Fininvest e dai giornaletti controllati da Berlusconi. Finché esisterà un monopolio televisivo coincidente con un monopolio economico politico le masse continueranno ad essere sempre più abbrutite e addomesticate.
Solo una forte personalità, alla quale sia data facoltà di accedere quotidianamente ai pulpiti televisivi, avrebbe il potere di distruggere la letargia mentale delle povere masse popolari italiane. Solo un nuovo umanesimo, fondato su veri valori cristiani e socialisti, può rinnovare l’anima degli italiani e infondergli quella lucidità, quella forza, quella fede, quella speranza per poter essere protagonisti di una Italia migliore. Solo una classe dirigente politica nuova e vergine ai compromessi può essere la guida per un povero popolo, fiaccato nel corpo e nello spirito.

Nessun commento: