martedì 21 settembre 2010

Identikit del cacciatore di poltrone



Il cacciatore di poltrone è solitamente un “dottore”, ossia una persona con un titolo universitario, in virtù del quale si sente superiore.



Appartiene alla categoria dei pappagalli ammaestrati, quei bravi studenti che non hanno altre capacità al di fuori dell’imparare pedissequamente la lezioncina, essendo privi di spirito critico e immaginativo.
E’ proprio il suo sentimento di superiorità a renderlo ambizioso e senza scrupoli.
Senz’arte né parte, interiormente squallido e intellettualmente mediocre, fatalmente incappa nella politica, quel campo dove ogni uomo senza qualità, per dirla alla Musil, può diventare un uomo pubblico potente, ricco, temuto, eslege. Tuttavia il cacciatore di poltrone ce l’ha un dono: quello del bugiardo seriale. Infatti promette a tutti favori, appalti, posti di lavoro, illudendo tutti e accontentando soltanto una ristretta cerchia di parenti e sodali che lo sostengono.
Egli si muove non solo nelle metropoli, ma anche nelle province più scalcinate, battendo quei comuni tra i 6000 e i 20.000 abitanti, laddove uno stipendio da assessore è intorno ai 2000 euro e quello del sindaco giusto il doppio. Quando ha deciso di stabilirsi in una certa cittadina, pur non conoscendo niente della storia di quella comunità, dei suoi problemi, la prima cosa che fa è quella di farsi accreditare dai capetti provinciali, possibilmente di un partito in crescita e sguarnito di militanti locali, oppure emarginando i militanti locali, i quali, seppure conoscono i problemi della gente tra cui vivono, non vantano il dottorato e le pezze di appoggio del cacciatore di poltrone.
Il fine principale del cacciatore di poltrone è quello di farsi candidare come Sindaco alle elezioni municipali, e se il gioco gli va bene si porta a casa un bello stipendio; ma anche se gli va meno bene solitamente si prende l’assessorato ai lavori pubblici, dal quale può trarre ingenti profitti personali. Se non gli va bene, ahi ahi, si sposta in una altra cittadina e dopo un paio d’anni ci riprova colà.
Ma non tutti i cacciatori di poltrone sono professionisti con l’alloro in capo. Vi sono anche gli autodidatta locali, una infinità di ambiziosi che per anni ha chiuso gli occhi sulle criminali attività amministrative - dalle sfacciate ruberie agli scempi ambientali - e poi, prima di andare in pensione, si vogliono togliere lo sfizio di diventare sindaco o presidente di circoscrizione. Sono direttori didattici che millantano i voti grazie alla loro vasta influenza sulle famiglie; sono medici condotti, che fanno credere ai propri pazienti di alzargli la pensione; sono consulenti finanziari o imprenditori che promettono di far costruire case dovunque; in alcuni casi sono anche impiegatucci che s’infilano dentro le case e si propongono come “volto nuovo”, essendosi fatti crescere un pizzetto da saggio.
Ovviamente se non vengono eletti, ritornano a fare quello che hanno sempre fatto: i menefreghisti e gli opportunisti.
E’ questa la parte peggiore della politica, il marcio che fa crescere il debito pubblico, sperpera denaro pubblico e lo sottrae alla collettività. Che importa a questi cacciatori di poltrone se proprio a causa loro, la gente si tiene lontana dalle urne, dagli appariti di partito, dall’impegno sociale. Non c’è nessuna legge che vieta di governare anche se alle urne i votanti sono stati il 10%.
Opporsi a questi magnaccia delle istituzioni standosene alla finestra non è una soluzione. Cerchiamo di credere ancora in quei partiti che non adulano i propri paraculi, ma li cacciano senza indugio. Cerchiamo di essere più attenti e di saper distinguere tra i cittadini che vedono la politica come una possibilità di migliorare le istituzione e le condizioni di tutti, da quelli che usano la politica per i propri affari personali.

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