sabato 31 maggio 2008

Chiedo scusa se parlo di Gaber

Soccombere alla realtà che schiaccia l’uomo nell’ingranaggio della vita quotidiana? oppure lottare per affermare nuovi valori che ci fanno vivere meglio?
Cosi’ prende forma Chiedo scusa se parlo di Gaber, un racconto teatrale-musicale fatto di canzoni e monologhi che rappresentano i temi della nascita, la donna, le discriminazioni, la società consumistica, la libertà, la guerra, la morte del pensiero schiacciato dalla mancanza di coscienza sociale, e che guarda a quel mondo che resiste alla morte delle coscienze e che lotta contro la povertà e le discriminazioni con l’impegno e l’amore.
Le canzoni spaziano da Il Sig. G nasce alle ballate di Gaber più note degli anni ‘60-‘70, agli adattamenti al femminile de Il corrotto, Evasione, L’ingranaggio.
I monologhi vanno da La paura, Il pelo, Incontro, a La collana, Lui, L’america…
L’ultima scena è la morte: la morte dell’uomo e del pensiero schiacciato dalla mancanza di coscienza sociale. La canzone finale Non insegnate ai bambini, postuma, e’ il suo testamento, un’esortazione a insegnare soltanto la magia della vita, l’amore, la coscienza.
Gisella Anselmi

Chiedo scusa se parlo di Gaber, ma sono stato sempre affascinato dalla sua coerenza, parola desueta in questa modernità popolata di voltagabbana, una coerenza che è stata la sua vera arma di difesa contro tutti quei pensatori-dispensatori di opinioni bollite e ribollite nelle pozzanghere della mediocrità. Chiedo scusa se parlo di Gaber, ma quando uscivo da un suo spettacolo mi sentivo meglio come essere umano, mi sentivo parte del mondo in cui vivo, mi sentivo uno che aveva buoni motivi per credere nella forza del pensiero, delle idee. Chiedo scusa se parlo di Gaber, ma le sue canzoni scorrono dentro di me come sangue, le so a memoria. Non mi stanco di cantarle e di ascoltarle. Chiedo scusa se parlo di Gaber, ma il verso di una sua canzone è diventata una bandiera della mia vita: “La libertà non è star sopra un albero…”
Vincenzo Mollica

Costruire un mondo più giusto e fraterno è l’obiettivo prioritario del Granello di senape. Un mondo più giusto e fraterno è un mondo in cui ciascuno possa vivere in piena dignità e libertà la propria vita. E questo non dipende dagli altri ma dal mio e dal tuo impegno. Noi del GdS vogliamo lottare perché questo diritto venga restituito a chi ne è stato privato. Per questo nel nostro progetto in Madagascar insieme al diritto all’istruzione e all’autonomia economica, vogliamo che si affermi il diritto alla salute, partendo dal basso, con l’educazione sanitaria, le infermerie popolari ed il centro sanitario, in una zona agricola talmente povera, che il solo sopravvivere è estremamente faticoso e compromesso ogni giorno.
Don Giuliano Testa, presidente dell’Ass.ne Granello di senape

Regia di Gisella Anselmi
Dal 2 al 8 giugno in Roma, Teatro Verde, circonvallazione gianicolense, 10 (davanti alla stazione di trastevere) tutte le sere alle 21, la domenica alle 17.

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