sabato 14 giugno 2008

Scusi signore, posso intercettarla?

L’introduzione delle intercettazioni nelle indagini giudiziarie fu un progresso notevole che ha consentito finora di perseguire con maggiore razionalità i reati e giungere a condanne per mezzo di acquisizione di prove certe. Per mezzo delle intercettazioni la magistratura è giunta a scoperchiare i tanti malaffari dei politicanti, a distruggere certe organizzazioni malavitose nelle istituzioni pubbliche, nei commerci privati, in vari settori della società.
Di fronte ad una registrazione audio o video di due malandrini, che magari si mettono d’accordo su come spartirsi i soldi pubblici alla faccia delle persone oneste, la linea difensiva non saprebbe a cosa appigliarsi, né un giudice permeabile alla corruttela potrebbe avere margini di manovra per poter emettere una assoluzione.
Non piace a nessuno essere sottoposto a controlli audio, video o telematici, ma se non abbiamo intenzione di commettere reati, se non li stiamo commettendo, se non li abbiamo commessi, perché dovremmo averne paura? Penso che coloro che detestano questi mezzi tecnologici hanno la coda di paglia, la coscienza sporca, le mani lorde e i forzieri pieni di danaro guadagnato con raggiri, truffe e ruberìe varie. Codeste persone sostengono che le intercettazioni violerebbero la privacy dei cittadini, ignorando il concetto secondo cui, nel campo investigativo, se si tiene al rispetto totale della privacy la professione del magistrato e del poliziotto dovrebbe essere abolita.
Come poter fare delle indagini serie e documentate su determinate persone indiziate di reato se il magistrato non va a indagare sul passato di quelle persone, nelle loro abitudini, nei loro rapporti sociali, anche “intimi”, soprattutto se si tratta di perseguire prove su delitti a sfondo sentimental-sessuale, e dunque servirsi non dei “confidenti”, spesso soggetti inattendibili, ma di strumenti tecnici e oggettivi?
D’altronde magistrati e forze investigative adottano una prassi poco rispettosa della privacy allo stesso modo del medico e del chirurgo quando invitano il paziente a liberarsi dei vestiti per meglio operare la loro professione. Certo, nel caso delle intercettazioni, a causa della natura dell’indagine, che ha una efficacia se rimane segreta, il consenso dell'indagato non ha ragione di esistere. Sarebbe un paradosso, una cosa da ridere che il magistrato dica all’indiziato: “Scusi signor professorone, sa… lei è sospettato di aver tolto un rene ad un certo disgraziato soltanto per pretendere una parcella più alta… che dice, posso indagarla? posso metterle il telefono sotto controllo… casomai se a lei gli scappa detto che spartisce i proventi di attività illecite con certi altri professoroni… magari…. che dice… possiamo mandarle un avviso di garanzia?” Il delinquente abituale, come ha il sospetto che si sta indagando su di lui non corre mica dal magistrato a chiedere perdono; al contrario si affretta a distruggere le prove del suo reato, eliminando gli eventuali testimoni scomodi o quelli che potrebbero parlare, allargando quindi a dismisura il ventaglio dei suoi delitti.
Eppure, il governo del sedicente popolo delle libertà, non solo sta preparando una legge che prevede pene e sanzioni rigorose per i giornali e i giornalisti che pubblicano testi di intercettazioni prima dell'inizio del processo, ma sta dispiegando i mass media a sua disposizione per poter far passare il seguente messaggio: “l’intercettazione è una intrusione indebita di magistrati di parte nella vita personale delle brave persone”.
I giornali che oggi strillano di più contro il potere di intercettazione sono, guarda un po’, proprio quelli che nei mesi e negli anni scorsi, hanno preso degli stralci di intercettazioni riguardanti la vita privata di persone famose, prive di rilevanza penale, e le hanno date in pasto alla curiosità del popolino, con l’evidente gioco sporco di sguazzarci , onde poterle screditare successivamente.
Una legge a tutela della privacy, piuttosto rigorosa, esiste già da molti anni. Se i giornalisti dovessero violare questa legge, pubblicando indiscrezioni sulla vita intima di determinate persone, tali persone hanno tutto il diritto di chiedere un risarcimento. Al contrario è sbagliato, è una costrizione, impedire che si conoscano stralci giudiziari prima del dibattimento, accampando una privacy inesistente; è un bavaglio impedire ogni forma di intercettazione con la scusa ch' essa può anche fatalmente entrare nella sfera privata degli indagati.
Il IV governo Berlusconi, che strumentalmente sta usando questi concetti garantisti della privacy, in realtà sta organizzandosi per impedire che la magistratura persegua certi reati e i giornali seri pubblichino stralci di attività giudiziarie. Come afferma Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori, “il Governo intende limitare l’intercettazione ai reati da dieci anni in su e quindi rimangono fuori fattispecie di reato come il falso in bilancio, l’evasione fiscale, i reati societari in genere e la truffa aggravata ai danni dello Stato. Insomma proprio i reati tipici della “casta”. E’ stata tolta ai magistrati la possibilità di intercettare proprio per quei cinque, sei reati limitati alla solita categoria di persone molto vicina agli interessi del Cavaliere.”
Antonio Di Pietro sa bene che il decreto verrà attuato quanto prima, e siccome non è andato in parlamento per tenersi i privilegi della poltrona, ha già promesso che mobiliterà i cittadini italiani per presentare un referendum abrogativo di quest’ultima legge retrograda.

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