sabato 26 luglio 2008

Se la cantano e se la suonano

Non posso scrivere, non posso parlare, non posso dire che il Presidente della Repubblica Italiana, il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Camera dei Deputati, il Presidente del Senato, se la cantano e se la suonano, ossia si sono approvati una legge che gli conferisce facoltà di compiere ogni reato e non essere perseguiti per tutto il tempo di durata della carica, anche se prossimamente dovessero cambiare o scambiare carica.
Non posso scrivere che queste eminenti personalità così facendo si sono elevate al di sopra dei comuni mortali, assimilandosi ai faraoni, alle divinità degli arcaici imperi, transustanziando dalla carne all’entità metafisica di Stato, liberi quindi da ogni obbligo e da ogni punizione.
Non posso definire volgarmente, con enfasi satirica, come la Guzzanti o Beppe Grillo, le più alte cariche dello Stato una “banda dei quattro”, anche perché non mi risulta che nessuno di loro abbia mai preso in mano uno strumento musicale - ma neanche di lavoro, come una vanga o un trapano.
Non posso esprimermi esplicitamente senza incorrere nel reato di “vilipendio delle istituzioni governative”, norma che introdurranno retroattivamente quanto prima - ed ecco spiegato il motivo perché i prudentoni del Partito Democratico usano un linguaggio fiacco e moribondo: per paura di essere trascinati nelle patrie galere.
Non posso sottolineare l’evidente conflitto di interessi di questi nuovi totem, che dalla sartoria del parlamento si sono fatti confezionare una legge tagliata su misura, che porta benefici solo a loro ed esclude altri 55 milioni o quanti siamo di italioti. Per lo stesso motivo non posso rimarcare la strana posizione del Presidente della Repubblica, che Beppe Grillo, molto simpaticamente chiama “Morfeo”, forse per i suoi modi miti, che inculcano sonno, ma che si è rivelato invece un tipo sveglio, dal momento che non ha perso tempo a ratificare la legge dell’impunità alle più alte cariche dello Stato che lo riguarda in prima persona. A parte l’evidente incostituzionalità della legge, che mortifica l’articolo 3 della nostra costituzione “tutti i cittadini sono uguali di fronte alle leggi”, può un Presidente della Repubblica ratificare una norma che non riguarda la collettività e per giunta gli reca un evidente vantaggio privato? Sempre secondo il grillaccio la malferma salute dell’anziano presidente può essere l’unica giustificazione ragionevole a un siffatto sconveniente comportamento.
Non posso aggiungere altro, e per timore che gli abituali trasgressori delle leggi, quelli caritatevoli con se stessi e aguzzini con la povera gente, mi mandino i carabinieri a casa, offro la parola ad Antonio Di Pietro. Egli afferma in un video del suo blog: “Riteniamo che questa sia comunque una norma immorale, che non è bene che stia nella nostra Costituzione, e lo dico perché gli amici del Partito Democratico, hanno detto al centrodestra: “Avete sbagliato. Non dovevate fare questa legge per via ordinaria. Bisognava farla con legge costituzionale”. Noi invece riteniamo che né con l'una né con l'altra si deve fare, perché immorale, perché ingiusta sul piano del diritto naturale.”
Concludo parafrasando Marco Travaglio. Nella sua ebdomadaria rubrica "Passaparola", presente sia su questo blog che nel blog di Di Pietro e Beppe Grillo, egli ci espone il caso dell’Albania, che non ha una internazionale fama di nazione democratica, dimostrando ch’essa, in ogni caso, è sempre più democratica dell’Italia. Nella Costituzione albanese, all'articolo 72 si legge: "Il mandato del deputato termina o è invalido..." e continua con un elenco di casi, assenze, indennità varie, conflitti di interesse – si, i conflitti di interesse! Alla lettera F si dice che il deputato decade dal mandato "quando è condannato da una sentenza di una Corte di ultima istanza per aver commesso un reato". Prova evidente che in Albania nessun parlamentare, nessuna alta carica dello Stato gode di immunità. Secondo, la condanna del deputato lo fa decadere all'istante dal suo mandato. A questo punto speriamo che gli albanesi vengano presto a civilizzarci e a spiegare al presidente della repubblica l'articolo 3 della nostra Costituzione, che stabilisce che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. (Nella foto il Presidente Napolitano si accascia al suolo)

Nessun commento: