giovedì 1 gennaio 2009

Buon anno, felice anno nuovo

Buon anno, felice anno nuovo, sono generalmente formule linguistiche di circostanza che le tribù del capitalismo occidentale usano a complemento del proprio benessere psichico e materiale.
Ma mai come in questo avvio di secolo ci sarebbe bisogno di una maggiore e collettiva sincerità negli auguri.
Il capitalismo interplanetario, quello che si vantava di aver sconfitto il comunismo dopo una quasi centenaria battaglia e sembrava dover portare ricchezza e benessere in ogni parte del globo, si è rivelato un ponteggio tarlato: gli istituti finanziari, questi giganteschi meccanismi truffaldini, si sono inceppati ed hanno causato danni immensi all’economia e all’imprenditoria reale. Mentre i signori della finanza continuano a spassarsela, o a studiare nuovi e più perfetti congegni succhiasoldi, l’occupazione lavorativa e lo stipendio stabile stanno diventando chimere per milioni e milioni di persone.
Come l’ideologia e la prassi comunista erano fondate sull’impostura, così il capitalismo, specialmente nella sua versione anarcoide e globalista, si appresta a divenire il più sofisticato strumento di sopraffazione e di distruzione di massa. Nell’immediato futuro non ci sarà più bisogno di orribili camere a gas per sfollare il pianeta.
I governi eminentemente capitalistici, come l’ultimo governo Bush, non potendo più offrire alla collettività un benessere fondato sul lavoro, stanno spendendo tutte le loro energie e risorse per costruire un benessere basato sull’antica ricetta del colonialismo dell’impero romano, quello che giustificava la guerra in quanto “portatrice di pace”.
E’ in corso da diversi anni una rivoluzione economica che sta trasformando nel profondo la natura dell’economia occidentale: per avere maggiori profitti le imprese occidentali spostano i loro stabilimenti negli stati più poveri dell’Asia, laddove la manodopera è a buon mercato e i controlli ambientali e i prelievi fiscali sono quasi nulli. In questo modo sottraggono ingenti risorse al proprio paese d’origine e creano nuove sacche di disoccupazione, di cittadini che non possono consumare, e, conseguentemente, di povertà generalizzata.
Il governo italiano, invece di pensare a soluzioni per poter compensare i danni della globalizzazione capitalista, a come arginare l’invasione di stranieri della comunità europea e intercontinentale, a come alzare gli stipendi medio bassi degli statali, a come diminuire gli affitti e i prezzi delle case, a come recuperare i soldi delle frodi fiscali, onde poter dare un nuovo impulso all’economia tutta, si ingegna a stilare leggi e riforme col solo fine di sottrarre le imprese e il business di Berlusconi e dei suoi affini al rispetto delle leggi e del controllo della magistratura. Afferma Antonio Di Pietro: “Il problema è che la politica nel suo complesso non vuole riformare la Giustizia per farla funzionare meglio, ma per non farla funzionare affatto; anzi, peggio, vuole farla funzionare a due velocità: con estremo rigore verso la generalità dei cittadini, con estremo favore nei confronti della casta.” E aggiunge Beppe Grillo: “Il problema siamo noi, la nostra ignavia… ci tengono ancora in coma mediatico assistito grazie ai giornali (finanziati da noi) e all’occupazione delle televisioni”.
Tra il potere costituito e i cittadini che si oppongono concretamente e democraticamente ad esso, rappresentati nell’Italia dei Valori e nei circoli di Beppe Grillo, c’è un partito che tiene i piedi in tutte e due le staffe: uno dentro le istituzioni colluse con il malaffare, l’altro in un limbo di legalità. E’ un partito che ha ereditato il consenso delle masse povere e popolari, nei decenni scorsi indirizzato al PCI e alla Democrazia Cristiana, e che oggi pensa di accrescere acquisendo le simpatie delle classi alte, dell’imprenditoria e della finanza nazionale. Una strategia che lo condanna all’ambiguità, all’ibridismo e alla perdita sempre più massiccia della sua base elettorale. Se solo scegliesse con determinazione di stare veramente dalla parte dei poveri, degli sfruttati e degli onesti, la lunga dominazione di Berlusconi avrebbe immediatamente fine.

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